Aprire la partita iva arredatore

Aprire la partita iva da arredatore: la definizione di arredatore

Se volete avere una casa perfetta avete sicuramente bisogno di un arredatore.

L’arredatore è un mestiere che risale dal tempo dei Romani, quando i Patrizzi, ingaggiavano dei veri e propri esperti per arredare le loro ville, le quali servivano come punto di ritrovo per l’alta società dell’epoca e per stabilire il proprio status quo.

Il mestiere dell’arredatore ha assunto nuovamente molta importanza sopratutto nelle realtà dei grandi distributori di mobili e dei grandi marchi.

L’arredatore può quasi essere definito un artista e la sua tela sono le case o gli uffici da arredare.

Chiaramente l’arredatore non si limita solo a dare consigli su come arredare un determinato stabile, ma studia una strategia per avere il risultato migliore con il minimo dispendio di denaro. Infatti non tutti possono permettersi dia vere un budget infinito; in questa circostanza l’arredatore deve rispettare il budget imposto.

L’arredatore ha molti sbocchi professionali sui quali cimentarsi:

  • Arredamento di interni di abitazioni;
  • Arredamento di uffici e aziende;
  • Allestimenti di stand e esposizioni;
  • Consulenza mirata sulla qualità;

Ecc…

Aprire la partita iva da arredatore: cosa fare?

Per svolgere la professione dell’arredatore è necessario aprire la partita iva.

La prestazione occasionale per questa tipologia di attività non è indicata in quanto, l’occasionalità per l’appunto presuppone che l’attività non sia svolta in modo abituale e continuativo.

L’arredatore per avere successo deve dedicare del tempo all’attività e per avere dei guadagni sicuramente deve lavorare per più committenti.

Queste sono tutte caratteristiche che presuppongono l’apertura della partita iva.

Aprire la partita iva come arredatore è semplice e gratuito. E’ sufficiente compilare il modello AA9/12 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Il modello AA9/12, va compilato in ogni sua parte inserendo il codice attività, o codice ATECO, più adatto. Per l’arredatore è il 74.10.90 (altre attività di design).

Una volta compilato e firmato, il modello va inviato all’Agenzia delle Entrate, o portandolo personalmente presso l’Ufficio di competenza, oppure è possibile inviarlo telematicamente attraverso un intermediario abilitato (commercialista o tributarista).

Una volta avuto il numero di partita iva è necessario iscriversi alla gestione previdenziale dove sarà necessario versare i contributi.

La cassa previdenziale alla quale iscriversi è la Gestione Separata INPS. Dato che la professione dell’arredatore rientra in quelle del lavoro autonomo, i contributi vengono versati in via percentuale rispetto al reddito. Detta percentuale è del 25,72%.

Arredatore: tasse e contabilità

Come abbiamo visto poco fa l’arredatore svolge un’attività che viene definita in gergo tecnico di lavoro autonomo.

Il trattamento giuridico e fiscale del lavoratore autonomo è quello della ditta individuale.

La ditta individuale può scegliere tra due regimi fiscali ben distinti:


Regime Forfettario
€ 299 all'anno
Non obbligatorieta della tenuta delle scritture contabili, in quanto i costi non sono deducibili;
Non si ha l’IVA in fattura;
Tasse al 5% (per le start-up) e al 15% sulle restanti;
Nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
NO fattura elettronica B2B.
Possibilità di avere dei dipendenti
Nessun limite di spesa per i beni strumentali
Il regime forfettario ha un limite di fatturato annuo di € 65.000
Regime semplificato
€ 600 all'anno
Tenuta delle scritture contabili obbligatoria;
IVA in fattura;
Tasse a partire dal 23%;
Ritenuta d'acconto in fattura;
Fattura elettronica B2B obbligatoria;
 
 
 

Per l’insegnante tra i due regimi è sicuramente più conveniente il regime forfettario.

Arredatore: il regime forfettario conviene?

Come abbiamo visto il regime forfettario da la possibilità di pagare il 5% di tasse, contro il 23% a salire del regime semplificato.

Tuttavia nel regime forfettario non si possono portare in deduzione i costi dell’attività, come ad esempio il carburante della macchina, i corsi di aggiornamento, l’acquisto di un pc o un tablet ecc ecc. Cosa invece possibile nel regime semplificato.

La convenienza è quindi determinata dalla percentuale dei costi che può avere un arredatore rispetto ai propri ricavi.

Nel regime forfettario, le tasse e i contributi, vengono calcolati su una percentuale di reddito predeterminata dal fisco detto coefficiente di redditività.

Nel caso dell’arredatore detto coefficiente è del 78%. Vuol dire che il fisco determina un percentuale di costi fissa del 22%.

Oltre a questi elementi puramente matematici teniamo in considerazione che nel regime forfettario non si hanno IVA e ritenute, minori adempimenti e il commercialista costa meno.

Insomma: il linea generale dovrebbe convenire.

Regime forfettario 299 euro all'anno

Calcolo tasse dell’arredatore

Vediamo un caso pratico per capire il funzionamento del calcolo delle tasse per l’arredatore nel regime forfettario:

Una arredatore decide di aprire la partita iva nel regime forfettario a inizio 2019. A fine anno realizza un fatturato di 18.000 €.

  1. Calcolo della base imponibile 78% su 18.000 (14.040 €)
  2. Calcolo delle tasse del 5% su 14.040 € (702 €)
  3. Calcolo dei contributi su 14.40 € (3.611 €)

Le tasse e i contributi vanno versati nell’estate dell’anno venturo (2020) fino a 6 rate, mediante il modello F24.

I contributi pagati durante il 2020 verranno portati in deduzione l’anno successivo.

PROIEZIONE TASSE- CONTRIBUTI ANNI 2019-2020

2019 2020
RICAVI  €   18.000,00  €   22.000,00
BASE IMPONIBILE 78%  €   14.040,00  €   17.160,00
CONTRIBUTI PAGATI  €     3.611,09
BASE
IMPONIBILE FINALE
 €   14.040,00  €   13.548,91
TASSE 5%  €         702,00  €         677,45
CONTRIBUTI   €     3.611,09  €     4.413,55

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