Aprire la partita iva come interprete e traduttore

Aprire la partita iva come interprete e traduttore: definizioni

Il mondo del lavoro grazie alla globalizzazione è sempre più internazionale. Oggi inviare e ricevere merci nell’ UE è una cosa normalissima e “La via della seta” sembra una normalissima autostrada.

Il traduttore e l’interprete si inseriscono perfettamente in questo contesto di globalizzazione. Sapere le lingue è fondamentale e molto spesso gli imprenditori necessitano di figure in azienda che si occupino proprio di quest’aspetto.

Come diventare interprete

Diventare interprete è un percorso piuttosto lungo, fatto sopratutto di formazione e studio delle lingue. Dopo aver incanalato un percorso di studi, ci si dovrà specializzare su un’ idioma in particolare.

Molti interpreti sono madrelingua addirittura, quindi la loro formazione sarà non nell’imparare un’altra lingua, me nelll’apprendere al meglio l’Italiano. La conoscenza delle lingue viene misurata in A, B, C e D; la A è il livello più basso mentre la D è il livello più alto. Un buon interprete ha il livello D sia in Italiano che nella lingua interessata.

Sbocchi professionali per gli interpreti

L’interprete può lavorare in moltissimi campi, dal privato (aziende) al pubblico (PA, enti, ministeri ecc)

Se si vuole ottenere un valore aggiunto ulteriore, oltre ai titoli di studio quali lauree e master, l’interprete può fare domanda per l’iscrizione all’Albo dei CTU (consulenti tecnici di uffico) presso i Tribunali oppure iscriversi al Ruolo dei periti e esperti della Camera di Commercio.

Con questi attributi è possibile rilasciare traduzioni giurate, le quali hanno un valore aggiunto considerevole.

Non dimentichiamo poi il settore cinematografico e dei documentari, i quali riusciamo a capire grazie ai doppiatori e gli interpreti.

Aprire la partita iva come interprete e traduttore: cosa fare

Dopo aver ottenuto i vari riconscimenti e titoli, l’interprete deve decidere se lavorare come dipendente, oppure lavorare come interprete freelance.

Dal momento che l’interprete è una professione che necessita impegno e costanza, va aperta la partita iva. La prestazione occasionale non permette che il lavoro possa essere svolto in modo continuativo.

Aprire la partita iva come interprete è gratis. E’ sufficiente compilare il modello AA9/12 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Il modello va compilato in ogni campo obbligatorio, inserendo nella sezione dedita alla tipologia attività, il codice ATECO più adatto. Per l’intrprete e il traduttore, il codice ATECO è il 74.30.00.

Una volta compilato e firmato, il modello va inviato all’Agenzia delle Entrate. Questo passaggio è possibile in due modi, emtrambi senza costi:

  1. Portare il modulo direttamente all’Agenia delle Entrate;
  2. Inviare telematicamente il modello attraverso un intermediario abilitato (commercialista o tributarista).

Una volta ottenuto il numero di partita iva, il secondo e ultimo passaggio è l’iscrizione alla cassa previdenziale, ove versare i contributi.

La cassa di previdenza per traduttori e interpreti è la Gestione Separata INPS.

L’interprete e il traduttore pagano percentualmente i contributi sul proprio reddito, ossia se non si guadagna non si paga. La percentuale è fissata al 25,72%.

Finito questo passaggio si può iniziare a lavorare. Come adempmenti facoltativi, per dare una maggiore credibilità alla propria professione si può:

  • Avere una PEC: posta elettronica certificata;
  • Avere una RC professionale contro eventuali sbagli e errori ;
  • Avere un sito internet dove pubblicizzarsi.

Traduttori e interpreti: contabilità e fisco

L’interprete, come il traduttore, sono professioni svolte prettamente in modo individuale, per questo la figura giuridica più adatta è la ditta individuale.

La ditta individuale può scegliere tra due regimi fiscali: il regime semplificato oppure il regime forfettario.


Regime Forfettario
€ 299 all'anno
Non obbligatorieta della tenuta delle scritture contabili, in quanto i costi non sono deducibili;
Non si ha l’IVA in fattura;
Tasse al 5% (per le start-up) e al 15% sulle restanti;
Nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
NO fattura elettronica B2B.
Possibilità di avere dei dipendenti
Nessun limite di spesa per i beni strumentali
Il regime forfettario ha un limite di fatturato annuo di € 65.000
Regime semplificato
€ 600 all'anno
Tenuta delle scritture contabili obbligatoria;
IVA in fattura;
Tasse a partire dal 23%;
Ritenuta d'acconto in fattura;
Fattura elettronica B2B obbligatoria;
 
 
 

Il regime forfettario è un regime ultra semplificato, dove non si
tiene conto dei costi e dell’utile, ma i dati ci vengono direttamente
imposti dal fisco.

Sul fatturato viene calcolato un coefficiente di redditività, che per il traduttore come per l’interprete è del 78%, sul quale vengono pagate le tasse e i contributi.

Calcolo tasse regime forfettario interprete/traduttore

Poniamo il caso di un interprete che apre la partita iva nel 2019. A fine anno realizza un fatturato di € 18.000.

Per prima cosa va calcolata la base imponibile al fine del calcolo delle imposte, ossia si calcola il 78% del fatturato.

Sul risultato di (18.000×78%) 14.040 €, calcoliamo il 5% di tasse (dato che l’interprete ha aperto la p.iva nel 2019 è considerato start-up).

Imposta sostitutiva è di 702 €

Dopodiché calcoliamo i contributi del 25,72% sempre sulla base imponibile di 12.060 €. Il risultato ci da 3.611 €.

I contributi verranno poi dedotti dalla base imponibile al fine del calcolo delle imposte l’anno successivo.

Sia le tasse, come i contributi, vengono pagati nell’estate del 2020, con la possibilità di rateizzarli in 6 volte.

PROIEZIONE ANNI 2019-2020

2019 2020
RICAVI   18.000,00 €   25.000,00 €
BASE IMPONIBILE 78%   14.040,00 €   19.500,00 €
CONTRIBUTI PAGATI     3.611,09 €
BASE IMPONIBILE FIN.   14.040,00 €   15.888,91 €
TASSE 5%         702,00 €         794,45 €
CONTRIBUTI     3.611,09 €     5.015,40 €

In molti casi il regime forfettario è estremamente più conveniente rispetto al regime semplificato, sia sotto il profilo della tassazione, nonché sotto l’aspetto degli adempimenti fiscali verso l’Erario. Ovviamente dipende anche dai costi, che nel regime forfettario non sono deducibili.

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