Aprire la partita iva come psicologo

Aprire la partita iva come psicologo

Lo psicologo è una professione sempre più richiesta nella nostra società. Basti pensare a tutti gli ambiti lavorativi nel quale uno psicologo può cimentarsi:

  • Nelle scuole per seguire i bambini e ragazzi
  • Psicologo per l’infanzia
  • Negli ospedali e nelle strutture sanitarie private
  • All’interno di comunità di recupero
  • In strutture di accoglienza
  • In maniera indipendente – freelance

Per diventare psicologi in Italia, bisogna seguire un indirizzo specifico di studi universitari, conseguire la laurea e iscriversi all’Ordine degli Psicologi.

Lo psicologo è quindi una professione regolamentata è viene svolta sotto forma di lavoro autonomo.

Aprire la partita iva

Se si lavora in maniera indipendente, il primo passo da fare dopo l’iscrizione all’Ordine è quello di aprire la partita iva.

Per lo psicologo aprire la partita iva è gratis. Basti infatti compilare il modello AA9/12 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Il modello va compilato in tutti i campi obbligatori inserendo anche il codice ATECO più adatto, ossia il 86.90.30 (attività svolte da psicologi).

Il modello va poi spedito, per avere il numero di partita iva. Per inviarlo all’Agenzia delle Entrate si hanno due possibilità:

  • Recarsi presso l’Agenzia delle Entrate e far vidimare il modello di persona;
  • Recarsi da un intermediario abilitato (commercialista, tributarista certificato), il quale invia il modello telematicamente.

In entrambi i casi, si ha il numero di partita iva nel giro di poche ore.

Una volta aperta la partita iva, essa va comunicata all’Ordine di appartenenza, con una procedura specifica.

Il terzo step è l’iscrizione alla cassa di previdenza, che per gli psicologi è l’ENPAP. La procedura di iscrizione va seguita tramite il sito.

Quanto si versa?

TIPOLOGIA DEI CONTRIBUTI

I contributi da versare annualmente all’ENPAP sono tre:

  • Contributo soggettivo. Corrisponde al 10% del tuo reddito netto, con un minimo di 780,00 euro. Se intendi aumentare la pensione che riceverai, puoi scegliere – anno per anno in occasione della presentazione della comunicazione reddituale – di aumentare la percentuale del 10%, con incrementi in unità di punto percentuale (11%, 12%, 13% ecc.) fino all’aliquota massima del 20%. Questo contributo, peraltro interamente deducibile ai fini fiscali, ti verrà accreditato sulla tua posizione personale in ENPAP e ogni anno crescerà in base ai versamenti che effettuerai e ai rendimenti che ti verranno attribuiti. Quando raggiungerai l’età della pensione (65 anni), l’intero ammontare dei tuoi versamenti e dei rendimenti maturati (ti verranno restituiti in rate di pensione) servirà a determinare la tua prestazione.
  • Contributo integrativo. Corrisponde al 2% del tuo corrispettivo lordo con un minimo di 60,00 euro, che proviene dalla quota aggiuntiva obbligatoria del 2% (ai sensi dell’art. 8, comma 3, del decreto legislativo n. 103/96). Questa parte di contribuzione serve per finanziare le spese di funzionamento dell’ENPAP e per garantirti alcuni servizi, come l’assistenza sanitaria integrativa e l’indennità di malattia o infortunio.
  • Contributo di maternità. Corrisponde a una quota fissa per finanziare l’indennità di maternità delle colleghe che diventano madri. Per il 2018 è stabilita in 105,00 euro.

Per sapere qual è il reddito netto e il corrispettivo lordo, è sufficiente individuare le cifre riportate nella tua dichiarazione dei redditi (ad esempio Modello Redditi PF, Modello Redditi SP, Modello 730, CU) così come indicati nelle istruzioni rilasciate ogni anno dall’ENPAP per la compilazione della comunicazione reddituale annuale.

(fonte sito ENPAP)

Come ultimo step, ma non meno importante, va stipulata una polizza professionale, contro eventuali danni a terzi detta RC professionale.

Ti servono più informazioni?


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Tasse e costi della partita iva come psciologo

Essendo due attività svolte in via individuale, lo psicologo può optare per due tipologie di regime fiscale:

  • Regime semplificato: si paga l’IRPEF sugli utili con una percentuale a partire dal 23% fino ad un massimo del 43%.
  • Regime forfettario (consigliato): si paga il 5% di tasse per le start-up e il 15 % per le non start up. La base imponibile è calcolata su una percentuale fissa sui ricavi lordi. Sulla base imponibile verrà calcolata l’imposta sostitutiva del 5% (o del 15%). Non bisogna applicare IVA e ritenuta d’acconto sulle fatture. Vale fino a 65.000 € di fatturato annuo.
    Inoltre chi si trova nel regime forfettario, non è soggetto alla fatturazione elettronica B2B.

Per lo psicologo il coefficiente di redditività è del 78%.

Facciamo un esempio pratico:

poniamo il caso di un giovane psicologo che apre la partita iva nel 2019. Realizza durante l’anno un fatturato di € 20.000. Trovandosi nel regime forfettario dobbiamo calcolare per prima cosa il coefficiente di redditività al fine del calcolo dell’imposta, facendo il 78% di 20.000. Sul risultato di € 15.600, dobbiamo calcolare l’imposta sostitutiva del 5%, ossia 780 €.

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