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Aprire partita iva come mediatore culturale

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Aprire partita iva come mediatore culturale: definizioni

Il mediatore cultrale è una figura professionale molto richiesta negli ultimi anni. Grazie al fenomeno della globalizzazione, le popolazioni dei vari paesi sono sempre più multietniche, soprautto nelle grandi città.

La figura del mediatore culturale è fondamentale per aiutare le persone arrivate da paesi lontani per integrarsi, o semplicemente avere informazioni. Proprio per quest il mediatore culturale deve avere una formazione e delle conoscenze ben precise:

  1. Conoscenza di almeno due lingue parlate e scritte;
  2. Conoscenza della cultura e storia;
  3. Conoscenza delle norme e dei diritti riguardanti l immigrazione;
  4. Minimo di conoscenza di psicologia.

Il mediatore culturale, come abbia.mo visto poco fa, è una professione molto richiesta e i settori sono molteplici:

  • Collaborazione presso centri sociali;
  • Collaborazioni in strutture per migranti;
  • Lavoro presso aereoporti e stazioni;
  • Collaborazione allinterno di scuole e istituti di formazione;
  • Lavoro presso enti pubblici e P.A;
  • Collaborazioni presso studi di avvocati e commercialisti;

e molto altro.

Aprire partita iva come mediatore culturale: cosa fare?

Il mediatore culturale, una volta acquisite le conoscenze necessarie per svolgere la professione, dovrà scegliere se farsi assumere oppure lavorare come freelance.

Dal momento in cui la professione si svolge in modo continuativo, è obbligatorio aprire la partita iva.

Aprire la partita iva per il mediatore culturale è gratuito. E sufficiente compilare il modello AA9/12 messo a disposizione dall Agenzia delle Entrate.

AA9_12mod

Il modello va compilato in ogni suo campo obbligatorio, inserendo anche il codice ATECO (codice attività) adatto. Per il mediatore culturale è il 88.99.00.

Una volta compilato il modello va poi spedito all’Agenzia delle Entrte. Ques’ultima poerazione è fattibile in due modi:

  1. Portando il modulo direttamente all’Agenzia delle Entrate;
  2. Inviare il modulo telematicamente attraverso un intermediario abilitato (tributarista o commercialista)

In ambo i casi è gratuito.

La seconda operazione è l’iscrizione alla gestione previdenziale, ove si dovranno versare i contributi previdenziali.

Il mediatore culturale, essendo un’attività di lavoro autonomo, la cassa previdenziale è la Gestione Separata INPS, dove lo stesso dovrà versare i contributi percentualmente rispetto al proprio reddito. La percentuale è fissata al 25,72%.

In sostanza: se non si guadagna non si paga nulla.

Mediatore Culturale: contabilità e tasse

Come abbiamo visto prima, il mediatore culturale è un’attività svolta in forma autonoma. La contabilità e la forma giuridica del lavoratore autonomo è assimilata a quella della ditta individuale.

La ditta individuale può scegliere tra due regimi fiscali: il regime semplificato oppure il regime forfettario.

Regime Forfettario
€ 299 all'anno
Non obbligatorieta della tenuta delle scritture contabili, in quanto i costi non sono deducibili;
Non si ha l’IVA in fattura;
Tasse al 5% (per le start-up) e al 15% sulle restanti;
Nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
NO fattura elettronica B2B.
Possibilità di avere dei dipendenti
Nessun limite di spesa per i beni strumentali
Il regime forfettario ha un limite di fatturato annuo di € 65.000
Regime semplificato
€ 600 all'anno
Tenuta delle scritture contabili obbligatoria;
IVA in fattura;
Tasse a partire dal 23%;
Ritenuta d'acconto in fattura;
Fattura elettronica B2B obbligatoria;
 
 
 

Il regime forfettario è un regime ultra semplificato, dove non si tiene conto dei costi e dell’utile, ma i dati ci vengono direttamente imposti dal fisco.

Sul fatturato viene calcolato un coefficiente di redditività, che per il mediatore culturale è del 78%, sul quale vengono pagate le tasse e i contributi.

Calcolo tasse regime forfettario mediatore culturale

Poniamo il caso di un mediatore culturale che apre la partita iva nel 2019. A fine anno realizza un fatturato di € 18.000.

Per prima cosa va calcolata la base imponibile al fine del calcolo delle imposte, ossia si calcola il 78% del fatturato.

Sul risultato di (18.000×78%) 14.040 €, calcoliamo il 5% di tasse (dato che il mediatore culturale ha aperto la p.iva nel 2019 è considerato start-up).

Imposta sostitutiva è di 702 €

Dopodiché calcoliamo i contributi del 25,72% sempre sulla base imponibile di 12.060 €. Il risultato ci da 3.611 €.

I contributi verranno poi dedotti dalla base imponibile al fine del calcolo delle imposte l’anno successivo.

Sia le tasse, come i contributi, vengono pagati nell’estate del 2020, con la possibilità di rateizzarli in 6 volte.

PROIEZIONE ANNI 2019-2020

20192020
RICAVI  18.000,00 €  25.000,00 €
BASE IMPONIBILE 78%  14.040,00 €  19.500,00 €
CONTRIBUTI PAGATI    3.611,09 €
BASE IMPONIBILE FIN.  14.040,00 €  15.888,91 €
TASSE 5%        702,00 €        794,45 €
CONTRIBUTI    3.611,09 €    5.015,40 €

In molti casi il regime forfettario è estremamente più conveniente rispetto al regime semplificato, sia sotto il profilo della tassazione, nonché sotto l’aspetto degli adempimenti fiscali verso l’Erario. Ovviamente dipende anche dai costi, che nel regime forfettario non sono deducibili.

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Il mediatore culturale, una volta acquisite le conoscenze necessarie per svolgere la professione, dovrà scegliere se farsi assumere oppure lavorare come freelance. Aprire la partita iva per il mediatore culturale è gratuito. E sufficiente compilare il modello AA9/12 messo a disposizione dall Agenzia delle Entrate. Il modello va compilato in ogni suo campo obbligatorio, inserendo anche il codice ATECO (codice attività) adatto. Per il mediatore culturale è il 88.99.00.
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Gianmaria@

Tributarista accreditato Blogger Studio di diritto fiscale e tributario

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