Aprire partita iva come riparatore di smartphone e pc

Aprire partita iva come riparatore di smartphone e pc

Il riparatore di smartphone e pc è una professione sempre più diffusa. Orami tutti noi siamo in possesso almeno di uno smartphone e tra i giovani e giovanissimi le percentuali si alzano. In media un ragazzo tra i 18 e i 35 anni possiede almeno un cellulare, un pc ed anche un tablet.

I numeri parlano chiaro: il mercato delle periferiche virtuali è cresciuto dal 2015 al 2018 del 300%.

La presenza sempre maggiore di articoli tecnologici, inevitabilmente, aumenta la domanda dei servizi di riparazione e manutenzione degli stessi.

Chi decide di buttarsi in questo mercato, ha numerose possibilità lavorative:

  • Riparazione conto terzi privati
  • Manutenzione presso aziende e P.A. (pubbliche amm.ni)
  • Manutenzione interna a server farm
  • Tecnico a domicilio
  • Consulenza tecnologica
  • Consulenza forense per tribunali e periti legali

I requisiti di un buon riparatore di periferiche (pc, smartphone, tablet ecc), sono sicuramente a livello professionale, anche se la normativa non prevede una formazione obbligatoria per svolgere il mestiere.

Aprire la partita iva

Riparare pc e smartphone ed occuparsi della loro manutenzione, può essere fatto saltuariamente, anche come secondo lavoro. In questo caso è possibile optare per la prestazione occasionale.

Dal momento che l’attività diventa abituale è obbligatorio aprire la partita iva.

Come si fa a capire quando si svolge un attività occaisonale o abituale? Innanzitutto dall’importo: nel momento che si superano i 6.410 € di fatturarato, non è più una prestazione occasionale. Un altro perno cardine, e lo dice la parola stessa, è l’occasionalità, ovvero se svolgo quest’attività per più committenti, non lo è più.

Aprire la partita iva è gratuito, lo si può fare tramite il modello AA9/12 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Va compilato in ogni sua parte e portato ad un professionista abilitato (commercialista o tributarista qualificato), il quale si occuperà di spedirlo al Fisco tramite Entratel.

Un’alternativa, è quella di portare il modulo cartaceo alla sede più vicina dell’Agenzia delle Entrate.

In tutti e due i casi, in pochi minuti, si avrà a disposizione il numero della partita iva.

Nel modulo è richiesto il codice ATECO, ossia il codice attività. Nel caso del riapratore di pc e smartphone, il più adatto è il 95.11.00 (riapratore di periferiche pc,stampanti ecc). Se si vuole un codice adatto per smartphone e apparecchaiture mobili, il codice più adatto è il 95.11.01 e il 95.11.12 (riaprazione cellualri e apparecchaiture telefoniche e di sorveglianza).

Non finisce qua: il riapratore di pc e periferiche varie è un’ attività artigianale.

L’artigiano, infatti, è colui che grazie alla sua esperienza e maestria ripara oggetti. In questo caso pc, smartphone e molto altro.

L’artigiano deve rispettare alcuni requsiti e nel caso del riparatore di pc e smartphone, come abbiamo detto prima, non deve soddisfare alcun requisito professionale obbligatorio, ma deve rispettare i requisiti morali (non aver mai riportato condanne definitive per reati aziendali, al fallimento ecc).

Una volta appurati i requisiti, il riparatore di pc deve:

  • Iscriversi in CCIAA (Camera di Commercio): l’scrizione può essere fatta tramite un professionista abilitato (commercialista o un tributarista certificato), diversamente può essere fatta tramite il portare Starweb. Sarà necessario essere muniti di firma diigitale e lettore CNS. Contestualmente all’iscrizione in CCIAA, avviene l’iscrizione all’albo artigiani del Registro Imprese.
  • Iscrizione della PEC: dal 30 giugno 2013, è obbligatorio per artigiani e comemrcianti, avere un indirizzo PEC (posta elettronica certificata) valido, il quale dovrà essere iscritto in CCIAA, contestualmente alla pratica di iscrizione.
  • Sempre nello stesso momento, avviene l’iscrizione all’INPS, sezione artigiani e comemrcianti. Il riparatore di pc e smartphone, paga i contributi in misura fissa per c.a. 3.700 €/anno, più il 24% (21% per gli under 21 anni) nel caso il reddito superi i 15.710 €.
  • Iscrizione all’INAIL: entro 30 giorni dall’iscrizione e all’inizio attività presso la CCIAA, va fatta l’iscrizione all’INAIL, ossia l’ente per la previdenza sociale. Tutti gli artigiani sono obbligati all’iscrizione, la quaota annuale è direttamente proporzionale al rischio lavorativo. Nel caso del riparatore di periferiche, è minimo.

Tra glia dempimenti non obbligatori consigliamo di:

  • Stipulare una polizza RC per possibili danni contro i terzi
  • Fare un sito internet per dare maggiore serietà al vostro futuro business
  • Frequentare dei corsi ed esporre i propri attestati come garanzia di qualità

Trattamento fiscale e contabilità

Riparare smartphone e pc è una professione che viene svolta per lo più individualemnte, quindi in qualità di ditta individuale.

In questo caso si hanno due scelte per il trattamento fiscale:

  • Regime semplificato: si paga l’IRPEF sugli utili con una percentuale a partire dal 23% fino ad un massimo del 43%.
  • Regime forfettario (consigliato): si paga il 5% di tasse per le start-up e il 15 % per le non start up. La base imponibile è calcolata su una percentuale fissa sui ricavi lordi. Sulla base imponibile verrà calcolata l’imposta sostitutiva del 5% (o del 15%). Non bisogna applicare IVA e ritenuta d’acconto sulle fatture. Vale fino a 65.000 € di fatturato annuo.

Il coefficiente di redditività per il riparatore di smartphone e pc è del 67%.

Inoltre, come previsto dalla finanziaria 2018, si ha diritto anche ad una riduzione forfettaria dei contributi INPS pari al 35%, sia fissi che variabili.

Inoltre i contributi pagati durante l’anno, concorrono a formare la base impnibile per il calcolo dell’imposta sostitutiva.

Facciamo un esempio pratico: poniamo il caso di un riparatore di smartphone che apre la partita iva nel 2019 e realizza nello stesso anno 30.000 € di reddito.

Prima di tutto dobbiamo calcolare la base imponibile pari al 67% di 30.000, ridotta ancora dei contributi pagati durante il 2019 di € 2.800 (3.700 – 35%).

Sul risultato di € 17.300 va calcolato il 5% di imposta sostitutiva. Il 5% perchè è una nuova attività e vale per cinque anni.

Il rsultato da 865 €. Relativamente poco rispetto al fatturato globale.

Oltre a ciò, sul reddito imponibile (senza decurtare i contributi) per euro 20.100 -> (30.000 x 67%) va calcolata l’eccedenza INPS pari al 24% (il nostro esempio ha più di 21 anni).

L’eccedenza, come abbiamo visto prima, si paga quando si superano i 15.710 € di reddito. Il calcolo è semplice, innanzitutto dobbiamo ricavare la base imponibile, dato dalla differeza del limite, con il nostro reddito imponibile -> 20.100-15.710 = 4.390 €

Su questo risultato calcoliamo il 24% che fa 1053 €. Dobbiamo poi ridurli del 35% il quale risultato otteniamo 780 €

Teniamo poi in considerazione l’INAIL per ero 600 all’anno e la tassa della camera di commercio che per le ditte individuali ammonta ad euro 57.

Ricapitolando: a quanto ammontano le tasse e i contributi:

  • Imposta sostitutiva: 865 €
  • Contributi fissi: 2.400 €
  • Contributi variabili: 780 €
  • Tassa CCIAA: 57 €
  • INAIL: 600 €

Totale pressione fiscale: 4.702 €

Con il regime semplificato, le imposte ed i contributi avrebbero generato almeno il doppio di imposizione fiscale.

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