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Partita iva cuoco a domicilio

Partita iva cuoco a domicilio

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Partita iva cuoco a domicilio: è possibile?

Con l’ evolversi del mercato, la figura del cuoco e dello chef a domicilio è sempre maggiormente richiesta.

Il cuoco che decide di lavorare a domicilio, ha la possibilità di lavorare per più committenti, sia ristoranti e bar, ma anche privati e famiglie.

Questa tipologia di gestione del lavoro garantische al cuoco o lo chef freelance, di avere maggiori introiti, distribuendo il rischio di dipendenza economica da un unico committente, come per il lavoro dipendente.

Aprire la partita iva come cuoco a domicilio: che cosa fare?

Il cuoco o lo chef che decide di mettersi in proprio e lavorare freelance per vari committenti, deve necessariamente aprire la partita iva.

Cuoco a domicilio e prestazione occasionale: no grazie

Come per altre, quella del cuoco e dello chef, sono professioni che richiedono molto impegno e costanza.

Il presupposto della prestazione occasionale, implica la non abitualità e la non continuità della professione a livello individuale.

Una prestazione occasionale la può fare un cuoco che ad esempio lavora come dipendente e una volta all’anno si occupa di gestire un bouffet di una cerimonia. In questo caso la prestazione può considerarsi occasionale.

Uno chef che lavora abitualmente per più committenti, non rientra nella prestazione occasionale, ma è ncesessrio avere una posizione fiscale ben precisa.

Cuoco e chef a domicilio: aprire la partita iva

Aprire la partita iva è solo il primo passo, in quanto il cuoco è una professione regolamentata, rientrante nella branca della somministrazione di alimenti e bevande, nello specifico presso il domicilio del consumatore.

Detta professione rientra nel c.d. “banqueting“. L’abbiamo già visto in un articolo di qulache mese fa, dove parlavo del bartender e del barman freelance, una professione giuridicamente molto simile al cuoco a domicilio.

Come per il barman frelance, aprire la partita iva è gratis, ed è possibile grazie al modello AA9/12 messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

AA9_12mod

Il modello va compilato in ogni sua parte, inserendo l’apposito codice ATECO, il numero 56.21.00.

Una volta compilato e firmato il modello va inviato all’Agenzia delle Entrate. Questa procedura è possibile portando direttamente il modello presso l’Ufficio di competenza territoriale, oppure inviare telematicamente il modello attraverso un intermediario abilitato (commercialsita o tributarista).

Concluso questo passaggio, il cuoco a domicilio deve adempeire a degli ulteriori obblighi normativi, al fine di poter iniziare ad operare.

Il cuoco a domicilio: iscrizione PEC, SCIA, CCIAA, INPS ed INAIL

L’attività di “banqueting” rientra, come abbiamo visto precedentemente nelle attività di sommisistrazione presso il domicilio del consumatore e nelle attività artigiane.

Cuoco: requisiti morali e professionali

Il cuoco, essendo una professione dove si maneggiano cibi e bevande, è soggetta a molte regolamentazioni a livello igienico.

Per questo motivo il cuoco a domicilio deve soddisfare i requisiti morali e i requisiti professionali.

I requisiti professionali possono essere:

  • Un valido titolo di studio universitario ove sono presenti degli esami o corsi riconosciuti;
  • Titoli di studio in scuole di secondo grado (scuole superiori) nel settore alberghiero;
  • Titoli conseguiti tramite corsi ed esami presso la CCIAA;
  • Esperienza professionale come barman di almeno due anni anche non consecutivi nei cinque anni precedenti.

Inoltre sarà fondamentale ogni 2 anni rinnovare i propri corsi HACCP, i quali dovranno essere sempre esposti al pubblico.

Cuoco a domicilio ed indirizzo PEC

Come primo passaggio è necessario per il futuro cuoco freelance avere un indirizzo PEC valido.

La PEC è iscrivibile mediante un qualsiasi servizio di Hosting proposto sul mercato. Tendenzialmente i più utilizzati sono Aruba, Register ed Infocert, i quali rilasciano anche una App (IOS e Android), con la quale è possibile consultare la mail PEC dal proprio dispositivo smartphone o tablet.

La PEC è molto importante, oltre che obbligatoria per tutte le imprese già dal 2013, in quanto tutte le comunicazioni importanti di carattere amministrativo e legale, vengono notificate su questa casella, la quale sarà dichiarata sulla propria visura camerale.

SCIA: segnalazione certificata di inizio attività

La SCIA è un documento unico di inizio attività la quale va notificata al Comune ove si ha la sede della propria attività.

Se il cuoco freelance ha la sede a casa propria, alla sua residenza, dovrà notificare la SCIA al relativo SUAP (sportello unico delle attività produttive) del Comune.

La SCIA è un modello, che può essere cartaceo o digitale, il quale va compilato, firmato ed inviato allo sportello, prima di iniziare la propria attività. Il Comune rilascia poi una ricevuta la quale è valida come attestazione per iniziare l’attività d’impresa.

Insieme alla SCIA, va inviato anche il modulo sanitario, il quale verrà inviato a sua volta dal Comune all’ASL competente. Solitamente l’ASL chiede dei diritti SIAN per un importo di c.a. 50 €.

La SCIA invece, dipende da Comune a Comune. Ad esempio su Torino costa 30 €, mentre in comuni limitrofi è gratuita.

Gli uffici, sia del Comune, che dell’ASL, potrenno svolgere dei controlli sull’attività nei mesi successivi all’apertura.

Pratica in Camera di Commercio

Ottenuta la ricevuta del SUAP e della ASL, è possibile procedere con la pratica in Camera di Commercio (CCIAA). Questa pratica va fatta entro e non oltre 30 giorni dal ricevimento della ricevuta di inizio attività dal Comune.

La pratica in CCIAA è possibile effettuarla esclusivamente online. Sconsiglio a priori di farla in autonomia, in quanto è piuttosto complessa, raccomando di intercedere con l’Ufficio attraverso un intermediario abilitato (commercialista o tributarista).

Nella pratica alla CCIAA, si dovranno allegare i propri documenti d’identità e nel caso di cittadini extracomunitari, il permesso di soggiorno, la SCIA completa (SUAP+ASL) e le relative ricevute, il modello di autocertificazione dei requisiti morali e la procura al professionista.

Una volta terminata, la procedura restituirà delle ricevute di protocollazione ed entro pochi giorni la visura camerale attiva.

Cuoco a domicilio: iscrizione all’INPS

Nella stessa pratica di iscrizione CCIAA, deve essere effettuata quella di iscrizione alla sezione Artigiani e Commercianti dell INPS.

Il cuoco che opera in modo indipendente deve pagare i contributi fissi per un ammontare di 3.777 € all’anno (indipendentemente dal fatturato o dagli utili), i quali possono essere ridorri di 1/3 in caso di adesione al regime forfettario.

Oltre alla quota fissa, sugli utili (redditi) superiori ai 15.710 €, va pagata una quota eccedente del 24% sulla differenza del reddito e il limite preimpsoto (15.710 €, ndr).

Cuoco a domicilio: INAIL

Dei recenti chiarimenti da parte dell’ente, hanno stabilito che il cuoco che opera in modo indipendente deve pagare una quota di INAIL, in relazione al rischio professionale.

L’iscrizione all’INAIL dev’essere fatta parallelamente all’inizio attività, con una procedura telematica messa a disposizione sul sito.

Una volta iscritti, l’INAIL rilascia un numero di matricola, la quale dovrà essere conservato.

Terminati tutti questi adempimenti è possibile iniziare ad operare.

Cuoco a domicilio: adempimenti HACCP

E’ doveroso per il cuoco freelance essere aggiornato con l’HACCP, come voluto dalla normativa europea.

Lavorando presso il domicilio del consumatore, è importante che il consumatore sappia e prenda visione della propria regolarità formativa.

Suggerisco, ond’evitare di incapapre in spaicevoli fraintendimenti, di notificare a mezzo mail o PEC, al committente o cosumatore, il proprio attestato, prima di iniziare a svolgere il proprio lavoro per conto suo.

Cuoco a domicilio: adempimenti facoltativi

Sebbene non siano adempiementi obbligatori, suggerisco di:

  • Stilare un contratto di collaborazione con il committente in modo che sia a conoscenza dei titoli, nocnhè per tutelare il proprio operato;
  • Avere una RC professionale contro eventuali danni a terzi;
  • Avere un sito internet oppure una pagina di presentazione.

Cuoco a domicilio: tasse e contabilità

Il cuoco a domicilio è una professione che viene svolta principalmente in forma individuale. Il trattamento giuridico e fiscale è quindi quello della ditta individuale.

La ditta individuale può scegliere tra due forme di gestione contabile e fiscale: il regime semplificato e il regime forfettario.

Regime Forfettario
€ 299 all'anno
Non obbligatorieta della tenuta delle scritture contabili, in quanto i costi non sono deducibili;
Non si ha l’IVA in fattura;
Tasse al 5% (per le start-up) e al 15% sulle restanti;
Nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
NO fattura elettronica B2B.
Possibilità di avere dei dipendenti
Nessun limite di spesa per i beni strumentali
Il regime forfettario ha un limite di fatturato annuo di € 65.000
Regime semplificato
€ 600 all'anno
Tenuta delle scritture contabili obbligatoria;
IVA in fattura;
Tasse a partire dal 23%;
Ritenuta d'acconto in fattura;
Fattura elettronica B2B obbligatoria;
 
 
 

Cuoco a domicilio: conviene il regime forfettario?

Come abbiamo visto il regime forfettario da la possibilità di pagare il 5% di tasse, contro il 23% a salire del regime semplificato.

Tuttavia nel regime forfettario non si possono portare in deduzione i costi dell’attività, come ad esempio il carburante degli attrezzi, i costi per le materie prime, l’acquisto di un pc o un tablet ecc ecc. Cosa invece possibile nel regime semplificato.

La convenienza è quindi determinata dalla percentuale dei costi che può avere un cuoco rispetto ai propri ricavi.

Cuoco a domicilio: coefficiente di redditività

Nel regime forfettario, le tasse e i contributi, vengono calcolati su una percentuale di reddito predeterminata dal fisco detto coefficiente di redditività.

Nel caso del cuoco freelance detto coefficiente è del 40%. Vuol dire che il fisco determina un percentuale di costi fissa del 60%.

Oltre a questi elementi puramente matematici teniamo in considerazione che nel regime forfettario non si hanno IVA e ritenute, minori adempimenti e il commercialista costa meno.

Inoltre il cuoco, dato che si trova nel regime INPS artigiani e commercianti ha diritto ad una riduzione forfettaria del 35% sia sui contributi fissi (da 3700 a 2400) sia sui variabili (24%).

Regime forfettario 299 euro all'anno

Calcolo tasse del cuoco freelance

Vediamo un caso pratico per capire il funzionamento del calcolo delle tasse per il cuoco freelance nel regime forfettario:

Un cuoco decide di aprire la partita iva nel regime forfettario a inizio 2019. A fine anno realizza un fatturato di 18.000 €.

  1. Calcolo della base imponibile 40% su 18.000 (7.200 €)
  2. Dedurre dall’imponibile i contributi pagati da gennaio a dicembre (3 rate da 640 €) 1.920 -> (7.200-1.920)= 5.280 €
  3. Calcolo delle tasse del 5% su 5.280 € (264 €)

L’eccedenza dei contributi non si paga in quanto la base imponibile determianta dal coefficiente di redditività non supera i 15.710 €.

Le tasse e i contributi variabili vanno versati nell’estate dell’anno venturo (2020) fino a 6 rate, mediante il modello F24.

I contributi fissi si versano sempre mediante F24, ma in quattro rate annuali il giorno 16 dei mesi maggio, agosto, novembre e febbraio (dell’anno successivo).

I contributi pagati durante il 2020 verranno portati in deduzione l’anno successivo.

PROIEZIONE TASSE- CONTRIBUTI ANNI 2019-2020

20192020
RICAVI  18.000,00 €  45.000,00 €
BASE IMPONIBILE 40%    7.200,00 €  18.000,00 €
CONTRIBUTI PAGATI    1.920,00 €    2.400,00 €
BASE IMPONIBILE FIN.    5.280,00 €  15.600,00 €
TASSE 5%        264,00 €        780,00 €
CONTRIBUTI                 –   €        407,11 €

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Partita iva cuoco a domicilio
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Partita iva cuoco a domicilio
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Aprire la partita iva come cuoco, o chef a domicio è gratis. E' obbligatorio iscriversi alla Camera di Commercio, avere la PEC, fare la SCIA e iscriversi all'INPS ed all'INAIL. Il codice ATECO è il 56.21.00. E' obbligatorio l'HACCP e avere i requisiti professionali e morali. Per il cuoco freelance conviene il regime forfettario, con un coefficiente di redditività del 40% con ricavi massimi di 65.000 €. 5% di tasse per cinque anni e lo sconto di un terzo sui contributi fissi e oltre il minimale.
Author
Gianmaria@

Tributarista accreditato Blogger Studio di diritto fiscale e tributario

2 commenti

Stefania Nardelli Scritto il3:05 PM - 27 Maggio 2020

Buongiorno,
ho visto il suo portale, e l’ho trovato davvero molto interessante e spiegato molto bene, cercavo informazioni per l’attività che vorrebbe aprire mio figlio (diplomato presso L’Istituto alberghiero Carlo Porta di Milano, ora al terzo anno di università al corso di Scienze gastronomiche), vorrebbe intraprendere l’attività di Chef a domicilio, vorrei però capire se con il tipo di società di cui ho letto sul portale, lui, oltre a fare lo Chef a domicilio, potrebbe anche cucinare in casa e consegnare a domicilio, o presso società (per i pasti dei dipendenti)…
La ringrazio per l’attenzione
Buona giornata

    Gianmaria@ Scritto il12:34 AM - 29 Maggio 2020

    Buonasera, sì è possibile, adottando la modalità della “micro impresa alimentare domestica” o “IAD”. E’ una normativa molto complessa, oggetto di studio dei Nostri consulenti da qualche tempo. Per maggiori info scrivere una mail a gallarato@studiogallarato.it.

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