Partita iva regime forfettario

Partita iva regime forfettario

Anche per l’anno 2021, fortunatamente, è stato prorogato il regime forfettario per imprese individuali (artigiani e commercianti), liberi professionisti ed artisti.

Per chi non lo sapesse, il regime forfettario (o forfetario), è una tipologia di partita iva molto favorevole per chi sta iniziando la propria attività. Infatti, per chi non ha avuto mai la partita iva (ovvero non ne ha una da almeno tre anni), può pagare il 5% di tasse e i contributi in forma agevolata. Vediamo più nello specifico il suo funzionamento.

Partita iva regime forfettario: come aprirla?

La partita iva è possibile aprirla attraverso il modello AA9/12, messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Nella sezione “B” alla voce “regimi fiscali agevolati” va flaggata la voce “Regime di cui L. 190/2014 e.s.m.” ossia il Regime Forfettario. In realtà questa operazione è facoltativa, in quanto, il regime fiscale di appartenenza va per COMPORTAMENTO CONCLUDENTE!

Cosa vuol dire: se ad inizio anno o dall’apertura della partita iva, verifico di avere i requisiti per aderire al regime, inizio a comportarmi fiscalmente come un regime forfettario (non applico iva in fattura, non deduco i costi eccetera).

E’ importante nel corso dell’anno fiscale, di non cambiare mai il proprio comportamento, per evitare che l’agenzia delle entrate possa richiamare un comportamento fiscale di abuso e dunque recuperare l’imposta elusa.

Partita iva forfettaria: la scelta del Codice ATECO

In fase di apertura della partita iva forfettaria, è importante e vincolante la scelta del codice ATECO, ossia il codice attività – ogni attività artigianale, commerciale, professionale o artistica, ha un proprio codice di riferimento -.

Come si diceva prima, il codice ATECO per il regime forfettario è vincolante in quanto ne determina la base imponibile di calcolo delle imposte. Cosa vuol dire: le tasse vengono calcolate su una base imponibile percentuale che varia a seconda del proprio codice ATECO.

Facciamo un esempio: un piccolo negozio, che svolge la propria attività sotto forma di impresa individuale, che ha aderito al regime forfettario, pagherà le tasse del 5% sul 40% del proprio fatturato annuo. In calce la tabella delle categorie commerciali e delle percentuali di calcolo.

CATEGORIA P.IVA PERCENTUALE DI CALCOLO
COMMERCIANTE  DAL 40%
AGENTI DI COMMERCIO E PROCACCIATORI DAL 67%
PROFESSIONISTI E AUTONOMI DAL 67% AL 78%
ARTISTI  DAL 67 AL 78%
ARTIGIANI  DAL 78% ALL’ 86%

Partita iva forfettaria: quali sono i requisiti?

Non tutti possono accedere al regime forfettario. Vi sono infatti, dei requisiti dimensionali e soggettivi da rispettare. Vediamo nello specifico quali.

  1. REQUISITI DI FATTURATO ANNUO: per aderire o accedere al regime forfettario, non bisogna infatti aver superato i 65.000 € di fatturato nel corso dell’anno precedente per chi rientra da un altro regime. Ovviamente tale requisito non vale per chi ha appena aperto, ma lo stesso deve essere mantenuto se si vuole accedere anche nell’anno successivo. ATTENZIONE: i 65.000 € di fatturato sono rapportati sui mesi di lavoro, ossia per un soggetto che apre la partita iva a giugno, non saranno più 65.000, ma 32.500 – avendo aperto a metà anno si conteggiano sei mesi, dunque la metà -.
  2. REQUISITO DIPENDENTI: nel regime forfettario, si possono avere dei dipendenti e collaboratori, ma la spesa salariale annua non deve superare i 20.000 € lordi (stipendio + contributi e tasse). Anche in questo caso il limite va riparametrato in base ai mesi di lavoro.
  3. REQUISITO DI SOVRAPPOSIZIONE TRA LAVORO SUBORDINATO E P.IVA: è possibile avere il regime forfettario anche se si ha già un lavoro da dipendente, ma lo stesso non deve superare i 30.000 € lordi all’anno.
  4. REQUISITO DI INCOMPATIBILITÀ’ CON PARTECIPAZIONI IN SOCIETA‘: non è possibile accedere al regime forfettario se si ha una partecipazione in una società di persone (SNC, SAS, associazione professionale eccetera). In tal caso è possibile aderire se è solo se si dismette la quota entro il 31/12 dell’anno in cui si adotta il regime. E’ invece possibile detenere delle quote di capitale in SRL o SRLS, qualora operino congiuntamente il controllo diretto della stessa e che l’attività della SRL o SRLS sia similare a quella dell’impresa in regime forfettario.
  5. ATTIVITÀ’ PRETTAMENTE ESCLUSE: sono escluse dal regime forfettario, tutte quelle attività soggette ai regimi speciali IVA come ad esempio gli agricoltori, i tabaccai, i venditori di cose usate, i venditori di auto, i venditori a domicilio soggetti ad imposta alla fonte eccetera.
  6. ATTENZIONE AI LAVORI PRECEDENTEMENTE SVOLTI: ad esempio non è possibile per un regime forfettario fatturare al proprio ex datore di lavoro, oppure proseguire un attività da lavoro dipendente per lo stesso datore di lavoro come partita iva nel regime forfettario.

Partita iva regime forfettario: cosa succede se si esce dal regime?

Nel caso in cui si esca dal regime dall’anno successivo viene applicato il regime in contabilità semplificata come previsto dal Dpr 633/1972 ed il pagamento dell’IRPEF. Non vi sono limiti di fatturato per superare il regime e lo stesso viene applicato in ogni caso nell’anno in corso – ad esempio nel regime dei minimi, veniva richiamata l’imposta ordinaria se si superava il regime per oltre 15.000 in più -.

Se si esce dal regime forfettario è tuttavia possibile rientrare l’anno successivo ancora, se nell’anno precedente si rispettano i requisiti descritti precedentemente. In questo caso non verrà più applicata l’imposta del 5%, ma quella del 15%.

ANNO 2021 2022 2023
FATTURATO              74.000,00 €        55.000,00 €                    60.000,00 €
REGIME FORFETTARIO AL 5% REGIME IRPEF REGIME FORFETTARIO AL 15%

Partita iva regime forfettario: è possibile rientrarci?

E’ possibile rientrare dal regime semplificato IRPEF al regime forfettario: la risposta è SI’. Come da tabella esplicativa, è possibile accedere a patto che si rispettino i parametri dimensionali e soggettivi. In questo caso viene applicata l’imposta sostitutiva del 15%.

Partita iva regime forfettario: quando non conviene?

In alcuni casi, rientrare dal regime semplificato IRPEF al regime forfettario potrebbe non convenire. E’ il caso specifico di quando si sono acquistati dei beni strumentali di valore superiore ai 516 euro, per i quali si è beneficiato della deduzione iva in via anticipata. In questo caso, nell’anno di fuoriuscita dal regime va rettificato l’importo in Dichiarazione IVA annuale – quadro VF 70 e VF 71 – e va versata l’imposta eccedente sul valore del bene non ancora completamente ammortizzato.

Lo stesso principio vale , per i beni di magazzino, ancora non ceduti, per i quali si è beneficiato della deduzione del costo e delle detrazione dell’IVA imponibile. Non si può dire lo stesso per il credito IVA eventualmente generato, il quale potrà comunque essere richiesto a rimborso o compensato.

Importante: nel regime forfettario non si tengono conto dei costi, i quali sono per così dire “persi”

Proprio per questa motivazione, bisogna verificare, tramite dei calcoli se conviene o meno aderire al regime forfettario: se ad esempio i costi superano di gran lunga la base di calcolo fissa, conviene fare delle valutazioni.

Gli unici costi che possono essere recuperati e che vanno a sottrarsi alla base imponibile di reddito, sono i contributi IVS degli artigiani e commercianti, solo se sono stati pagati. Essi vengono infatti annotati nel quadro LM della dichiarazione dei redditi.

Partita iva regime forfettario: come si calcolano le tasse?

Nel regime forfettario, va in primis verificato il fatturato imponibile che è dato dalla somma degli incassi effettuati nell’anno solare – principio di cassa -. Questo passaggio è molto importante, in quanto nel regime forfettario si tiene conto di quello che la partita iva ha realmente incassato durante l’anno e non della somma delle fatture emesse. Quest’agevolazione permette al soggetto munito di partita iva di pagare sul reale incassato e non su eventuali insoluti.

Una volta individuato il fatturato incassato, si calcola il coefficiente di redditività in base al proprio codice ATECO. Nel caso in cui si siano pagati dei contributi previdenziali nell’anno del calcolo, essi devono essere sottratti alla base imponibile.

Una volta ottenuta la base imponibile si calcola il 5% o il 15%, a seconda della tipologia di regime forfettario al quale si è aderito. Come per l’IRPEF vanno conteggiati gli acconti da versare nell’anno successivo, i quali vanno versati nella misura del 40% entro il 30 giugno, ovvero frazionato in sei rate e il 60% va versato entro il 30 novembre. Gli acconti verranno poi dedotti dal pagamento delle tasse nell’anno successivo.

Importante: le tasse del regime forfettario non fanno cumulo con altri redditi, come da lavoro dipendente o redditi da partecipazioni consentite

In caso di presenza di altri crediti, come IRPEF, IVA ecc, gli stessi possono essere utilizzati per compensare le imposte derivanti dal regime forfettario. Immaginiamo ad esempio un dipendente che ha anche la partita iva, può utilizzare il proprio credito derivante dal CU, per pagare le imposte del regime forfettario.

Partita iva regime forfettario: come si calcolano i contributi?

I contributi per le partite iva nel regime forfettario si pagano nella stessa maniera del regime ordinario, ma con determinati sconti. Infatti, è previsto uno sconto del 35% sui contributi fissi e IVS per gli artigiani e i commercianti, che non pagheranno 3.800 € fissi all’anno, ma bensì circa 2.600 €. Lo sconto opera anche sulla parte eccedente il minimale di reddito di 15.710 €.

Non vi sono sconti per i lavoratori autonomi, i quali pagano comunque il 25,72% sul reddito imponibile derivante dal coefficiente di redditività del regime forfettario.

Partita iva regime forfettario: sanzioni e violazioni

Nel caso in cui l’agenzia delle entrate, grazie ai controlli di cui al 52 del DPR 600/1973, verifichi che il soggetto non poteva operare nel regime forfettario, recupererà l’imposta eccedente applicando le sanzioni per infedele dichiarazione del 90% sull’imposta elusa oltre una sanzione del 10% per infedele adesione al regime. La sanzione può essere accettata e definita per 1/3 oppure contestata tramite ricorso tributario.

Partita iva regime forfettario: fatturazione elettronica e corrispettivi elettronici

Secondo le ultime disposizioni, non è obbligatorio per chi si trova nel regime forfettario, emettere le fatture in forma elettronica, ma una facoltà che da alcuni benefici come la riduzione dei tempi di accertamento eccetera.

E’ invece obbligatorio dal 1 gennaio 2021, emettere i corrispettivi in forma elettronica per chi si occupa di commercio al dettaglio e ambulante.

Partita iva regime forfettario: cosa offriamo

Il nostro Studio opera da 10 anni nel campo delle imprese e si è specializzato negli ultimi tre anni nel regime forfettario. I nostri consulenti si formano continuamente sui diversi aspetti del regime e contiamo ad oggi oltre 150 imprese nel regime forfettario, gestite da noi. Se sei curioso su tutti gli aspetti del regime forfettario, LEGGI LA NOSTRO E-BOOK GRATUITO .