Riflessione domenicale su due mesi di lockdown

Riflessione domenicale su due mesi di lockdown

Ormai è passato più di un mese dalla chiusura totale di molte attività, nonché allo stato di prigionia di molti Italiani, i quali hanno dovuto fare i conti oltre che alla privazione della libertà, anche con l’impotenza di gestire una situazione economica per molti altresì critica.

Crisi del settore ristorativo

I primi a patire di questa crisi del nostro tempo sono stati i ristoratori, i quali già a circa metà di febbraio, nelle zone rosse della Lombardia, hanno iniziato a sentire l’arrivo di questo nemico invisibile, un po’ per l’allarmismo generato ma poi fisicamente dai vari Decreti di blocco imposti al fine del contenimento del COVID-19

Con il DCPM dei primi di marzo, i ristoratori sono stati i primi a dovere abbassare la serranda. C’è chi però si è subito adattato ed ha deciso di evolvere la propria attività nel cosiddetto “delivery” o asporto.

L’indotto ristorativo e dei bar, nel nostro paese, è una fetta importante del PIL, pertanto la crisi è patita non solo dalle imprese e gestori in per se, ma dal personale alle dipendenze oltre a tutto il mondo delle forniture e dei professionisti che seguono i ristoratori – personalmente ne seguo molti e non avendo introiti di conseguenza non hanno modo di pagare -.

Crisi del turismo e attività produttivo professionali

A ruota, il lockdown è arrivato anche per tutti gli altri settori, sicuramente sul turismo: essendo il centro epidemiologico il nord Italia, giustamente sono stati chiusi per primi gli aeroporti, pertanto tutto quello che è il turismo, per quest’anno è completamente forfait.

Le attività commerciali e produttive subito dopo: le grandi aziende produttive, non indispensabili, hanno per prime voluto lasciare in cassa o in ferie i propri lavorati, visto l’altro rischio di contagio e di conseguenza le possibili azioni di responsabilità di malattia sul lavoro.

Lo Stato cosa ha messo sul piatto?

Ma lo Stato c’è e si è subito attivato con vari strumenti al “sostegno”dell’imprenditore:

  • Cassa integrazione per tutte le aziende a sostegno dei lavoratori;
  • 600 euro a tutti i titolari di partita iva nonché soci lavoratori e co.co.co;
  • Prestiti finalizzati a sostegno delle imprese in difficoltà,

Ma realmente come sta andando?

Facendo un sunto della situazione, vivendo anche in prima persona i problemi dell’imprenditore cosa sto vedendo.

Molte cassa integrazione sono state accettate, ma ricordiamoci che per qualcuno sono 40 giorni che non percepisce lo stipendio, per di più aver ricevuto l’accettazione non significa aver preso i soldi!

Per far fronte alla necessità di liquidità (la quale a mio modesto parere già doveva arrivare), l’ABI e l’INPS hanno siglato un accordo per anticipare la cassa ai dipendenti a mezzo di strumenti bancari.

Voi avete provato a fare la procedura? Sinceramente per qualche amico e parente l’ho fatta io, con fatica – e faccio un mestiere dove la burocrazia è pane quotidiano -. Moduli su moduli i quali vanno spediti alla Banca che anticipa, all’azienda e all’INPS per copia conoscenza.

Inoltre l’anticipo di cassa è una sorta di “lettera di credito”, per chi non lo sapesse provo a spiegarlo: la banca ti da un anticipo di una determinata cifra a fronte di una lettera “fiduciaria” la quale viene scontata anticipatamente dall’istituto di credito; in poche parole è un finanziamento. Inoltre essendo una linea di credito vera e propria, la banca, può anche rifiutarsi di darti i soldi, se ritiene che tu sia un cattivo pagatore o tu abbia dei “pregiudizievoli”.

Ricapitolando: la cassa integrazione non si sa bene quando arriverà, ma le banche (forse) possono dare un prestito per anticiparti la cifra che ti deve arrivare.

600 euro per “tutti”

Tralasciando il capito iniziale, quando i server dell’INPS sono crashati, invocando poi attacchi di fantomatici hacker i quali hanno ribadito <<avete fatto tutto da soli … >>, l’ente non è riuscito ad erogare l’indennità a decine di migliaia di autonomi e parasubordinati.

C’è chi dice che l’INPS dia l’indennità solo a chi è in regola con i contributi, ma vedendo dall’interno la cosa, non è proprio così. Il criterio di rilancio dell’indennità è attualmente un x-files, ossia non si sa bene come va a finire.

Ricevo tutti i giorni chiamate di utenti che mi chiedono perché l’indennità non gli sia ancora arrivata, quando la domanda presumibilmente è stata compilata in modo perfetto – anche compilata da loro stessi in molti casi – , ai quali non so cosa rispondere.

Confido che con la domanda dell’indennità di aprile, i quali canali si dovrebbero aprire dalla prossima settimana, le cose andranno meglio e saranno studiate più scientificamente.

(25?) mila euro ad azienda

Un grosso slogan che è stato dato qualche settimana fa con il dl “Liquidità” è stato quello della possibilità per le aziende di contrarre prestiti a “tasso 0”, per far fronte all’emergenza imminente.

Ricordo bene, il Decreto è stato pubblicato in G.U. (Gazzatta Ufficiale) alle 00.30 circa, e io me lo sono stampato praticamente subito e l’ho studiato fino a notte fonda per poi riprenderlo in mattinata e capirlo meglio.

Leggendolo ho subito notato che effettivamente poteva essere uno strumento interessante a sostegno della liquidità immediata in quanto è previsto il pre-ammortamento dei primi due anni – ossia per due anni non si paga – e il tasso è molto competitivo. Inoltre da quanto cita il decreto, non vi è distinzione tra chi ha i requisiti di merito creditizio e chi non ne è fornito.

Noto inoltre che per ottenere la garanzia del 100% da parte del Fondo di Garanzia del Medio Credito, bisogna alternativamente, rispettare i seguenti requisiti per ottenere fino a 25.000 € in prestito:

  • Tramite il doppio del costo del personale avuto nel 2019
  • Il 25% del fatturato
  • Il doppio dei costi di capitale dei prossimi 18 mesi

Così facendo sia chi si trova in situazione di azienda consolidata e chi in start-up può accedere al finanziamento.

Non è così!

Ricevendo qualche giorno dopo i moduli delle banche, per le quali vi è stato peraltro un tavolo tra ABI, Mi.S.E. e MCC, noto subito che manca la possibilità di autocertificare la richiesta mediante il primo e il terzo punto.

In poche parole le banche, hanno eccepito la normativa solo per un punto, ossia quello del 25% del fatturato e non per il doppio del costo del personale del 2019 e il doppio del fabbisogno dei costi da qui a 18 mesi.

Da qui la domanda nasce spontanea – e vi posso garantire che ho ricevuto non pochi quesiti nel merito – : ma per chi è nato nel 2020 o a fine del 2019?

Immaginiamo infatti chi è nato a inizio anno o pochi mesi prima; essi sono a tutti gli effetti delle start-up: come fanno a dichiarare un fatturato nel 2019 quando per forza di cose non possono averlo?

Inoltre non è proprio così scontato ricevere i soldi: anche se il Decreto prevede che non sia l’obbligo per la banca fare istruttoria e verificare il merito creditizio, molte banche la stanno eseguendo in modo molto approfondito verificando se il correntista ha tutti i requisiti per …

Un altro tema scottante è l’apertura dei nuovi conti: molti piccoli o piccolissimi non sono nemmeno in possesso di un conto corrente aziendale – anche perchè non hanno dei costi così esigui -, ma viaggiano con prepagate come postepay ecc.

Chi si trova in questa situazione, ora deve per forza di cosa avere un conto corrente ordinario. Essendo le banche comunque soggette alle regole di contenimento del COVID-19, sono aperte saltuariamente, con personale ridotto. Tenendo in considerazione il fatto che devono eseguire tutte le istruttorie delle pratiche liquidità e anticipo cassa integrazione, non sono materialmente in grado di seguire nuovi clienti nell’apertura dei conti correnti.

Moratoria su mutui e prestiti: solo a chi vogliono loro

Con il Decreto Cura Italia, già si parlava di moratoria sui mutui e sospensione delle rate. Ma alla fine come è andata?

In verità, seguendo alcuni clienti, sono riuscito a “stoppare” alcuni mutui grazie all’invio di lettere – in alcuni casi anche molto incalzanti – ove intimavo l’istituto a prendere provvedimenti al fine di salvare in corner il correntista in questa fase di crisi. In molti casi ci sono riuscito, in altri no.

Un tema invece molto poco chiaro – scusate il gioco di parole, ma voglio rendere l’idea – è la moratoria sui finanziamenti.

Il Decreto Cura Italia infatti prevede lo stop delle rate per finanziamenti finalizzati per le imprese ma non fa alcun cenno per i privati, ad esempio il prestito personale a consumo per l’acquisto dell’auto o del frigorifero.

A quanto sembra questi prestiti non sono stati citati dai Decreti, pertanto le banche e finanziarie non si sentono autorizzare a sospendere alcuna rata; anzi vi dirò di più: in molti casi a me sottoposti hanno tentato di “vendere” strumenti palliativi di copertura come un fido temporaneo o assicurazioni, le quali sicuramente hanno un costo!

Non sono critico, ma voglio solo fare notare i problemi che si vivono tutti i giorni

Molti che leggeranno questo articolo penseranno che voglia criticare il sistema, come fanno molti per avere maggiori “visual”: non è cosi!

So che le Istituzioni stanno facendo il possibile. Dietro ad ogni ufficio politico ci sono tecnici di tutti i tipi che studiano tutti i giorni le formule più adatte per soddisfare le esigenze di tutti.

Chiaramente finché una formula non si testa, non si ha la possibilità di verificare se funziona a o meno: vale nella scienza ma anche nella vita normativa.

Ci sono delle lacune nel sistema: sì. Può essere migliorato: certamente, si basti farlo notare senza creare polemica. La crisi odierna non ha bandiera pertanto tutti dobbiamo fare la Nostra parte e una di queste e suggerire dei miglioramenti.