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Aprire partita iva fattorino

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Aprire partita iva fattorino: cosa fare?

Il lavoro del fattorino ha subito un’impennata considerevole negli ultimi due anni, grazie ai vari servizi a domicilio che vengono ampiamente pubblicizzati sui network.

Sicuramente avrete già notato che nelle grandi città sono presenti innumerevoli rider che a bordo delle loro bici, consegnano merci.

Parliamo di Glovo, Deliveroo, Just Eat e molti altri. La loro forza consiste nella praticità del servizio. L’utente ordina quello che gli serve tramite un app o tramite il sito, paga attraverso carta di credito o Pay Pal e riceve la merce entro un ora. Non male.

Grazie a questo successo la domanda di personale addetto è cresciuta esponenzialmente.

Solitamente trattasi di ragazzi giovani, i quali percorrono le strade in sella a biciclette o motorini elettrici. E’ un lavoro che negli ultimi tempi ha generato non poche controversie dovuto alla tipologia di lavoro e agli orari non proprio dei migliori.

Fattorino e prestazione occasionale

Ci siamo informati a riguardo dei contratti che queste aziende offrono ai loro rider. Molte di queste ditte fanno inizialmente un contratto di prestazione occasionale.

Su tale punto vorrei richiamare la normativa che regola la prestazione occasionale, la quale è mutata considerevolmente negli ultimi anni.

La prima norma è la L. 30/2003 poi diventata la famosa Legge Biagi. La stessa è stata poi integralmente richiamata nella Legge Fornero del 2011.

Le norme in questione precedevano la durata massima contrattuale di 30 gg e il non superamento dei 5000 € di ricavi.

La stessa è poi stata abrogata con il “Job Act” nel 2015. Da qui si apre un divario confusionale sulla normativa e sul concetto di prestazione occasionale.

Per fortuna l’articolo 2222 del codice civile ci indirizza sulla definizione i prestazione occasionale:

“Il prestatore in via occasionale è che si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio senza vincolo di subordinazione, ne potere di coordinamento del committente ed in via del tutto occasionale

Possiamo dunque definire che la prestazione occasionale poggia su due pilastri, quali:

  • La non abitualità della prestazione: il concetto di abitualità non è mai stato chiarito con dei crismi temporali dal legislatore. Possiamo comunque definire che si considera abituale un lavoro che impiega gran parte della giornata per più giorni alla settimana;
  • L’assenza di coordinamento esplicito e di subordinazione diretta: come definisce il codice civile, il prestatore occasionale non ha vincoli di orario, ma un determinato compito da svolgere al meglio delle proprie possibilità.

Venute meno queste caratteristiche il rapporto di lavoro potrebbe considerarsi non occasionale, ma da dipendente a tutti gli effetti.

Tornando al discorso iniziale, quindi ammesso e non concesso, che il lavoro proposto da queste società sia subordinato o meno (questa non è la sede opportuna per parlarne), un rider che consegna cibi e bevanda per “x” ore al giorno, tutti i giorni, pare una prestazione tutt’altro che occasionale.

L’INPS ha inoltre chiarito i limiti economici della prestazione occasionale, i quali non sono universalmente di 5000 € come molti credono.

Richiamo per intero quanto riportato in una circolare INPS:

Il contratto di prestazione occasionale è rivolto a diverse categorie di utilizzatori, ognuno con propri limiti e caratteristiche peculiari: professionisti, lavoratori autonomi, imprenditori, associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata, pubbliche amministrazioni, enti locali, aziende alberghiere e strutture ricettive del settore turismo, onlus e associazioni che possono acquisire prestazioni di lavoro attraverso contratti di prestazione occasionale, per attività lavorative sporadiche e saltuarie, nel rispetto dei limiti economici previsti dalla norma.

Tali limiti economici, tutti riferiti all’anno civile di svolgimento della prestazione lavorativa, corrispondono:

  • per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro;
  • per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro (in virtù del particolare regime previsto dal legislatore, le società sportive che utilizzano steward negli stadi sono escluse dall’applicazione del limite di 5.000 euro, relativo ai compensi erogabili dal singolo utilizzatore alla totalità dei prestatori impiegati come steward);
  • per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore, a compensi di importo non superiore a 2.500 euro (elevato a 5.000 euro per le prestazioni rese dagli steward nei confronti delle società sportive).

Tali importi sono riferiti ai compensi percepiti dal prestatore, ossia al netto di contributi, premi assicurativi e costi di gestione.

Pertanto sulla scorta di tale valutazione è fortemente consigliato per il fattorino che svolge abitualmente questa tipologia di lavoro, aprire la partita iva, ond’evitare di incorrere in sanzioni.

Fattorino Deliveroo, Glovo, Justeat ecc… caos normativo

Era in programma nel precedente Governo Giallo-Verde una normativa a riguardo dei “riders”, che mettesse la parola fine alla confusione normativa. Purtroppo il tavolo di lavoro Ministeriale non si è mai raggiunto e tutt’ora persiste il caos.

Intanto il Tribunale di Torino ha accolto l’Appello di alcuni fattorini in servizio ad una nota azienda nel settore, stabilendo che la prestazione resa dai giovani è di carattere subordinato in quanto continuativa e abituale.

Fino in Cassazione non fa testo: vedremo in futuro se ci saranno eventuali ricorsi, sperando in un chiarimento puntuale da parte del legislatore.

Aprire partita iva fattorino: qual’è la procedura?

Appurato che la prestazione occasionale è utilizzabile, con più contro che pro, il fattorino in questione ha l’obbligo di aprire la partita iva, in caso voglia lavorare come fattorino free lance.

Aprire la partita iva è gratis, è sufficiente compilare il modello AA9/12 messo a disposizione da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il modello va compilato in ogni sua parte, inserendo il codice ATECO più adatto. Nel caso della figura del fattorino non meglio definito dalla norma è il codice generico 82.99.99 (altri servizi di sostegno alle imprese).

AA9_12mod

Grazie a questo codice ATECO, il fattorino assume una forma giuridica di lavoratore autonomo.

Fattorino. Paga l’INPS?

Il fattorino che vien iscritto come prestatore di lavoro autonomo può iscriversi alla Gestione Separata INPS e pagare i contributi percentualmente in base al proprio reddito.

La percentuale fissata è del 25,72%.

Fattorino e codice ATECO. Ulteriori “vuoti normativi”

In realtà esiste un codice ATECO molto più specifico, ossia il 53.20.00 (servizi di consegna a domicilio).

Il codice in questione è assimilato secondo il Manuale Informativo della documentazione sulle Attività (noto ai consulenti come una specie di Vangelo, con l’acronimo di “MIDA”), specifica che il servizio di consegna pacchi inferiori a 20 kg nello stesso Comune di partenza, dev’essere regolamentato da Licenza Ministeriale.

Senza contare gli adempimenti connessi quali l’iscrizione in CCIAA, l’iscrizione all’INPS artigiani, nonché all’INAIL.

E’ da comprendersi che per il rider ventenne che lo fa come secondo lavoro, diventa particolarmente impegnativo avere questa determinata licenza. Non tanto per la fattibilità, ma per i costi di gestione della pratica.

La burocrazia di una casistica del genere è abissale e non può essere rapportata ai proventi che ottiene un fattorino.

Urgono in merito delle precisazioni dalle Istituzioni, al fine di inquadrare al meglio questa figura innovativa, ma già presente sul mercato da due anni.

Fattorino e Regime forfettario

Il fattorino inscritto come lavoratore autonomo, ha il trattamento contabile e fiscale della ditta individuale.

La ditta individuale può scegliere di avvalersi del regime semplificato o del regime forfettario. Vediamo le differenze:

Regime Forfettario
€ 299 all'anno
Non obbligatorieta della tenuta delle scritture contabili, in quanto i costi non sono deducibili;
Non si ha l’IVA in fattura;
Tasse al 5% (per le start-up) e al 15% sulle restanti;
Nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
NO fattura elettronica B2B.
Possibilità di avere dei dipendenti
Nessun limite di spesa per i beni strumentali
Il regime forfettario ha un limite di fatturato annuo di € 65.000
Regime semplificato
€ 600 all'anno
Tenuta delle scritture contabili obbligatoria;
IVA in fattura;
Tasse a partire dal 23%;
Ritenuta d'acconto in fattura;
Fattura elettronica B2B obbligatoria;
 
 
 

Fattorino: conviene il regime forfettario?

Come abbiamo visto il regime forfettario da la possibilità di pagare il 5% di tasse, contro il 23% a salire del regime semplificato.

Tuttavia nel regime forfettario non si possono portare in deduzione i costi dell’attività, come ad esempio il carburante degli attrezzi, i costi per le materie prime, l’acquisto di un pc o un tablet ecc ecc. Cosa invece possibile nel regime semplificato.

La convenienza è quindi determinata dalla percentuale dei costi che può avere un fattorino rispetto ai propri ricavi.

Regime forfettario 299 euro all'anno

Fattorino: coefficiente di redditività

Nel regime forfettario, le tasse e i contributi, vengono calcolati su una percentuale di reddito predeterminata dal fisco detto coefficiente di redditività.

Nel caso del fattorino detto coefficiente è del 78%. Vuol dire che il fisco determina un percentuale di costi fissa del 22%.

La convenienza è quindi determinabile come segue: “i miei costi come insegnante sono maggiori del 22%?

Oltre a questi elementi puramente matematici teniamo in considerazione che nel regime forfettario non si hanno IVA e ritenute, minori adempimenti e il commercialista costa meno.

Calcolo tasse del fattorino

Vediamo un caso pratico per capire il funzionamento del calcolo delle tasse per il fattorino nel regime forfettario:

Un fattorino decide di aprire la partita iva nel regime forfettario a inizio 2019. A fine anno realizza un fatturato di 18.000 €.

  1. Calcolo della base imponibile 78% su 18.000 (14.040 €)
  2. Calcolo delle tasse del 5% su 14.040 € (702 €)
  3. Calcolo dei contributi su 14.40 € (3.611 €)

Le tasse e i contributi vanno versati nell’estate dell’anno venturo (2020) fino a 6 rate, mediante il modello F24.

I contributi pagati durante il 2020 verranno portati in deduzione l’anno successivo.

PROIEZIONE TASSE- CONTRIBUTI ANNI 2019-2020

20192020
RICAVI €   18.000,00 €   22.000,00
BASE IMPONIBILE 78% €   14.040,00 €   17.160,00
CONTRIBUTI PAGATI €     3.611,09
BASE IMPONIBILE FINALE €   14.040,00 €   13.548,91
TASSE 5% €         702,00 €         677,45
CONTRIBUTI  €     3.611,09 €     4.413,55

Fattorino Glovo, Deliveroo, Justeat: è possibile rientrare nel regime forfettario?

Su questo tema ci sono molti pareri. Per capire se il fattorino-rider che lavora per queste società dobbiamo partire dalla base della norma e capire le cause ostative per il rientro nel regime forfettario.

Una delle cause ostative è sicuramente quella riguardante la lettera d-bis) del comma 57 , ossia il divieto di prosecuzione dell’attività precedentemente svolta come dipendente.

Tuttavia, la collaborazione occasionale non è considerata una prestazione di lavoro dipendente, come già visto precedentemente.

Su tale punto si apre un interrogativo.

Un’altra problematica è quella relativa alla c.d. “mono-committenza”, ossia il rider che si occupa di consegne ha un unico committente principale, al quale presumibilmente fattura il 100% dei suoi proventi totali.

Nasce quindi un dubbio di certezza sulla veridicità di tale rapporto prestatore-committente. Confusione che potrebbe generare un dubbio in una eventuale verifica ispettiva.

La legge 92/2012, può aiutare ad individuare le caratteristiche di “veridicità” di una partita iva:

  • Durata e abitualità: se il prestatore lavora per più di 8 mesi per lo stesso committente, per due anni consecutivi;
  • Fatturato: se il prestatore fattura più dell’80% dei suoi proventi allo stesso committente;
  • Luogo: il prestatore lavora presso la sede del committente

Se si presentano almeno 2 di questi elementi, il verificatore può presumere un rapporto di lavoro subordinato, mascherato da una partita iva.

Oltretutto l’onere della prova nel dimostrare il contrario, sta all’azienda e non agli Enti (Ag. Entrate. Ispettorato del Lavoro, GdF).

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Sicuramente avrete già notato che nelle grandi città sono presenti innumerevoli rider che a bordo delle loro bici, consegnano merci. Parliamo di Glovo, Deliveroo, Just Eat e molti altri. La loro forza consiste nella praticità del servizio. Aprire la partita iva è gratis, è sufficiente compilare il modello AA9/12 messo a disposizione da parte dell'Agenzia delle Entrate. Il modello va compilato in ogni sua parte, inserendo il codice ATECO più adatto. Nel caso della figura del fattorino non meglio definito dalla norma è il codice generico 82.99.99 (altri servizi di sostegno alle imprese). Come abbiamo visto il regime forfettario da la possibilità di pagare il 5% di tasse, contro il 23% a salire del regime semplificato.
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Gianmaria@

Tributarista accreditato Blogger Studio di diritto fiscale e tributario

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