Aprire la partita iva come dog sitter
“Fai un lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno della tua vita”, una frase famosa, la quale sicuramente può adattarsi benissimo al lavoro del dog sitter.
Il dog sitter è una figura professionale nata negli States, poi importata in Europa nell’ultimo decennio.
Questa figura professionale si occupa in assenza dei padroni dei cani altrui, proprio come una baby sitter per i bambini.
Chi possiede un cane lo sa: servono molte cure e affetto e purtroppo non tutti possono portarsi il proprio amico a quattro zampe dappertutto.
Il dog sitter è una professione tra le più diffuse, ma ce ne sono anche altre parallele ad esempio il cat sitter o in generale il pet sitter.
Come molti di noi ben ricordano, in passato era “uso” più frequente abbandonare il proprio animale. Oggi purtroppo succede ancora, ma grazie alle modifiche e l’inasprimento delle pene in materia di maltrattamento e abbandono, il fenomeno si è notevolmente ridotto.
Art. 727 del codice penale prevede infatti:
“Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze.”
La riduzione degli abbandoni e la sensibilizzazione della popolazione hanno portato quindi alla nascita e alla crescita di questa professione.
L’attività del dog sitter non è da confondere con altre tipologie di lavoro quali:
- Pensione per animali domestici
- Toelettatura di animali
- Educatore cinofilo
Aprire la partita iva
Nel momento in cui il dog sitter vuole svolgere la professione in maniera individuale e continuativa, deve aprire la partita iva.
Intraprendere la professione da dog sitter o pet sitter in generale, non richiede nessuna qualifica specifica basta aprire la partita iva ed iscriversi all’INPS Gestione Separata.
Aprire la partita iva è gratis, basta compilare e spedire il modello AA9/12, dell’Agenzia delle Entrate.
Il modello va compilato in ogni suo campo obbligatorio, inserendo anche il codice attività, o codice ATECO. Per il pet sitter è il 96.09.04.
Una volta compilato e firmato il modello, va spedito. Su questo frangente si hanno due possibilità:
- Può essere portato di persona presso la più vicina Agenzia delle Entrate, in cui un funzionario si occuperà della pratica.
- Può essere spedito telematicamente attraverso un intermediario abilitato (commercialista o un tributarista certificato). Quest’operazione è più versatile perchè non dovrete fare code.
In entrambi i casi, l’Agenzia delle Entrate non richiede costi.
Il secondo step è l’iscrizione alla Gestione Separata INPS. Il dog sitter paga i contributi percentualmente sul proprio guadagno, pertanto se non si hanno entrate non si paga. La percentuale di contributi da versare è del 25,72%.
Come adempimenti facoltativi ci sono quelli di:
- seguire dei corsi e ottenere degli attestati come educatore cinofilo;
- sottoscrivere una polizza RC per eventuali danni o infortuni a terze parti.
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Conatabilità e tasse
Intraprendere la strada della partita iva comporta la gestione fiscale e contabile della stessa.
Dato che il dog sitter, il pet sitter ed anche l’educatore cinofilo, sono mestieri svolti in amniera individuale si può scegliere tra la contabilità semplificata o il regime forfettario.
Tra i due è decisamente più conveniente il regime forfettario.
Il regime forfettario, rispetto alla regime semplificato ha le seguenti caratteristiche:
- Non obbligatorieta della tenuta delle scritture contabili, in quanto i costi non sono deducibili;
- Non si ha l’IVA in fattura;
- Tasse al 5% (per le start-up) e al 15% sulle restanti;
- Nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
- NO fattura elettronica B2B.
Il regime forfetatrio ha un limite di fatturato annuo di € 65.000.
Come abbiamo detto prima, non potendosi dedurre i costi dai ricavi, le imposte vengono calcolate su un coefficiente di redditività percentuale che varia a seconda del codice ATECO.
Per il dog sitter, pet sitter e l’educatore cinofilo questa percentuale è fissata al 67%.
Facciamo un esempio pratico:
Un dog sitter dedide di aprire la partita iva nel 2019; per ragioni di convenienza aderisce al regime forfettario. Nell’arco dell’anno guadagna 18.000 €. A giugno 2020 si acccinge a fare il calcolo delle imposte, che per lui sono al 5% in quanto ha aperto la partita iva nel 2019.
La prima cosa da fare è calcolare il coefficiente di redditività fissato al 67% su 18.000 € di ricavi. Il risultato ci da la base imponibile: 12.060 €
La base imponibile ci servirà sia per calcolare le tasse, ma anche i contributi, i quali abbiamo visto prima si pagano in via percentuale.
TASSE: 5% di 12.060 = 603 €
CONTRIBUTI: 25,72% di 12.060 = 3.101 €
Nel regime semplificato, è vero che si possono dedurre i costi, ma la percentuale di tasse parte dal 23%. Ioltre i costi attinenti all’attività che può portare in deduzione un dog sitter sono davvero pochi.
I contributi che si pagano per l’anno 2019 nel 2020, potranno essere invece portati in deduzione nell’anno seguente.