Pensioni 2020

Pensioni 2020

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Pensioni 2020: cosa cambia con la nuova finanziaria

L’argomento pensioni, inutile negarlo, è uno dei principali motivi di preoccupazione per i lavoratori italiani, sia per quelli che hanno quasi raggiunto i requisiti minimi per poterne usufruire, sia per i più giovani che dal loro canto sono preoccupati dal calo dell’occupazione che affligge il paese da diversi anni con conseguente diminuzione del gettito nelle casse previdenziali che dovrebbe garantire loro l’assegno pensionistico.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento andando a riassumere, alla data odierna, quali sono le possibilità per accedere al servizio pensionistico.

Pensioni 2020: la pensione di anzianità

Partiamo dall’opzione principale: la pensione di anzianità.

Con l’ultima riforma Fornero si è fissata l’età pensionabile  a 67 anni sia per gli uomini che per le donne, previ almeno 20 anni di contributi versati.

L’età pensionabile inoltre è passibile di adeguamenti in base alle rilevazioni ISTAT in merito alla speranza di vita e scatta in avanti di 3 mesi in 3 mesi se il trend dell’allungamento della vita media si conferma stabile nel biennio di riferimento, nel nostro caso 2020-2021, rispetto al biennio precedente.

Pensioni 2020: la pensione anticipata

La legge prevede poi la possibilità di andare in pensione anticipatamente rispetto agli standard stabiliti di cui abbiamo parlato sopra, infatti con questa opzione si può andare in pensione avendo versato 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica.

Tuttavia per coloro la cui contribuzione rientra interamente nel sistema contributivo (cioè dal 1996 in poi) i requisiti diventano 64 anni di età e almeno 20 di contributi. I tempi di decorrenza di effettivo termine della prestazione lavorativa, detti “finestra mobile” sono di 3 mesi.

In altre parole tra il giorno di raggiungimento della soglia minima di pensionamento e l’effettivo “primo giorno di pensione” devono passare 3 mesi.

Quota 100

L’ultima riforma per il pensionamento anticipato è quella promossa dalla Lega lo scorso governo, ossia “QUOTA 100”: essa prevede che sia i lavoratori dipendenti sia gli autonomi possano andare in pensione raggiungendo la fatidica “quota 100” sommando anni anagrafici e anni di contributi, resta comunque fisso il paletto dei requisiti minimi, ossia 62 anni di età e 38 anni di contributi.

L’unica differenza la troviamo nella finestra mobile, i lavoratori statali andranno in pensione 6 mesi dopo aver raggiunto i requisiti minimi, i lavoratori dipendenti e gli autonomi invece dopo 3.

Lavoratori precoci– “QUOTA 41”

Per alcuni lavoratori che prima del compimento del 19esimo anno di età avevano già 12 mesi di contributi è consentito accedere alla pensione con 41 anni di contributi, senza vincoli di età anagrafica. Anche qui la finestra mobile è di 3 mesi.

Possono accedere a “Quota 41” i disoccupati di lungo corso, gli invalidi, i “caregiver” e gli addetti a lavori usuranti.

Opzione donna

Possibilità di certo non tra le più gettonate per il 2020 quella di usufruire di “opzione donna” che permette alle donne che nell’arco dell’anno solare maturano i requisiti necessari di andare in pensione con una piccola penalizzazione, infatti con quest’opzione è previsto che i contributi versati col metodo retributivo vengano interamente ricalcolati col metodo contributivo e sommati agli altri.

I requisiti base ad ogni modo sono 35 anni di contributi e 58 d’età per le lavoratrici dipendenti (12 mesi di finestra mobile) e 59 per le lavoratrici autonome (con 18 mesi di finestra mobile).

Pensioni 2020: mansioni gravose e usuranti

Per i lavoratori che esercitano professioni usuranti, come indicate nel d.lgs 67/2011, permane l’opportunità del pensionamento anticipato col calcolo delle quote, previo il versamento di 35 anni di contributi.

Nella fattispecie:

. Per lavoratori notturni a turni, con giorni lavorativi in 1 anno da 72 a 77:

. Per lavoratori notturni su turni, con da giorni lavorativi in 1 anno da 64 a 71:

APE sociale

Scompare l’Ape volontaria ma permane comunque l’Ape Sociale, la possibilità di andare in pensione per i lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate, come disoccupati, invalidi e usuranti, a 63 anni e con 30 di contributi (36 gli usuranti), anticipando di fatto il momento della pensione regolare fino a 3 anni e 7 mesi.

Il lavoratore percepisce, negli anni che lo separano dal diritto alla pensione, un assegno erogato tramite un prestito finanziato da un istituto di credito; è lo stato che si fa carico della restituzione del prestito.

Pensioni 2020: cosa ci dobbiamo aspettare?

Insomma le soluzioni per la pensione anche per il 2020 sono molteplici, in attesa di avere finalmente una politica sostenibile ed equa per tutti, certo meriterebbe un’ampia revisione anche il mercato del lavoro che garantisce il sistema di previdenza sociale, e col tempo, forse ci arriveremo… per adesso questo è un altro discorso.