Aprire la partita iva come DJ

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Aprire la partita iva come DJ e diventare un professionista

Negli ultimi dieci anni il Dj non è solo più una passione ma un vero e proprio lavoro.

Molti giovanissimi nel mondo sono diventati milionari grazie alla musica ed anche in Italia il fenomeno non è da meno.

Il DJ ha molti risvolti professionali, infatti si può lavorare in numerosi settori:

e molto altro.

Aprire la partita iva come DJ

Nel momento in cui l’attività di DJ diventa abituale bisogna obbligatoriamente aprire la partita iva.

Aprire la partita iva come DJ è relativamente semplice, basta compilare il modello gratuito messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate (mod. AA9/12).

Il codice ATECO più adatto per la professione del DJ è 90.01.09 (altre attività di rappresentazioni artistiche).

Infatti il Disk Jokey (DJ) è una professione rientrante in quelle artistiche.

Una volta aperta la partita iva ci si deve iscrivere alla cassa previdenziale. Come dicevamo prima, il DJ è un’artista, pertanto i contributi dovranno essere versati nella cassa Ex ENPALS.

Grazie all’iscrizione all’ENPALS si ha diritto a ricevere il certificato di agibilità per svolgere i vari spettacoli. Grazie ad esso il DJ potrà versare i contributi in maniera autonoma.

L’iscizione all’ENPALS va fatta tramite il sito dell’INPS: la cassa autonoma EMPALS è stata assorbita dall’INPS nel 2013.

Il carico contributivo del DJ è il seguente:

Il regime fiscale del DJ

Essendo una professione individuale, il DJ può avvalersi di due tipologie di regime fiscale a seconda dell’esigenza:

Il coefficiente di redditività del DJ è del 67%.

Come si calcolano quindi le tasse:

ipotiziamo che un DJ che apre la partita iva nel 2019 guadagna durante l’anno 20.000 €. Dato che è una start-up pagherà il 5% di tasse sul 67% di 20.000 € ovvero 670 €. Relativamente poco. Il Dj dovrà poi versare i contributi a suo carico corrispondenti al 9,19% calcolati sui compensi totali.

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